venerdì 25 luglio 2008

Ode alla crisi

Un cambio di lavoro e da qualche settimana ho più tempo, lo uso per me. Per leggere.

Ogni sera, mezz'ora prima del tramonto mi sdraio sul balcone, aspettando il rosseggiar delle nubi, tiro fuori dagli improbabili nascondigli tutti quei libri mai iniziati, appena sfogliati, da rileggere, che aleggiano intorno a me.

Sono sempre di più quelli non letti, non terminati o ripresi in mano: e se ne aggiungono di nuovi, acquisti d'impulso frutto di un malessere inespresso per averli abbandonati.

E allora lì, sul caldo balcone faccio pila e sfoglio a caso, avido di caratteri e immagini.

Stephen J. Gould ci ha lasciato qualche anno fa ma io acquisto ancora i suoi libri, ne apro ora uno ed inizio. Evoluzione, teoria degli equilibri punteggiati. Ne comprendo poco ma ne anelo molto.
Richard Dawkins e il suo "Fiume della vita", dove il DNA esegue uno spartito sempre uguale a se stesso e noi danziamo alla sua musica.
Le provocazioni intellettuali di Piergiorgio Odifreddi e un testo sull' enigma, svelato, di Fermat.

Solo la scia di un minuscolo altissimo aereo mi distrae, come sempre, mi perde verso mete che non vedrò mai ma dove sono già con la mente.

Persino un giallo, in una Los Angeles sconosciuta o un vecchio racconto di Isaac Asimov, ripreso in mano, mi da emozione.
E i libri di Storia, quella meno conosciuta.

La luce volge al termine, non mi assiste più e non ho voglia di accenderla artificiale.

A domani, troppo a lungo assenti amici.